Mauro Rostagno (Torino, 6 marzo 1942 – Valderice, 26 settembre 1988) è stato un sociologo e giornalista italiano, ucciso da Cosa Nostra.
Negli anni dell’Università diventò uno dei leader del Movimento studentesco e successivamente uno dei fondatori del movimento politico Lotta Continua.
Presa la laurea in sociologia con il massimo dei voti e dopo due anni al CNR, Rostagno si trasferì a Palermo, dove tra il 1972 e il 1975 ricoprì l’incarico di assistente alla cattedra di sociologia. Alle elezioni politiche si candidò con Democrazia Proletaria nei collegi di Roma, Milano e Palermo, non risultando eletto per pochi voti..
A Trapani(Sicilia), fondò la comunità di “Saman” per il recupero di tossicodipendenti.
Inoltre cominciò a collaborare con una televisione locale, Rtc (Rete Tele Cinema), dove teneva giornalmente una rubrica fissa nella quale denunciava la presenza di Cosa Nostra sul territorio, le sue infiltrazioni nella politica locale, nelle gare d’appalto. In particolare, la trasmissione seguiva tutte le udienze del processo per l’omicidio del sindaco Vito Lipari, nel quale erano imputati i boss Nitto Santapaola e Mariano Agate, che durante una pausa di un’udienza mandò a dire a Rostagno «doveva dire meno minchiate» sul suo conto.
Il 26 settembre 1988, alle 20:20, Rostagno usciva dagli studi televisivi di Rtc assieme ad una sua collaboratrice. Tutti i lampioni che portavano dalla stazione televisiva alla comunità di Saman erano stranamente spenti. All’altezza della frazione di Valderice, in contrada Lenzi, l’auto di Rostagno venne fermata da due uomini nascosti nell’ombra, che spararono con un fucile a pompa calibro 12 e una pistola calibro 38. Rostagno morì sul colpo, mentre la sua collaboratrice rimase pressoché illesa.In seguito si sarebbe scoperto che il tecnico dell’Enel incaricato di quel settore era niente meno che l’autista di Vincenzo Virga, capo mandamento di Trapani. All’altezza della frazione di Valderice
Varie indagini furono condotte in merito all’omicidio:
La pista mafiosa (condotta dal commissario Rino Germanà) fu una delle prime ad essere vagliata dagli inquirenti, ma le indagini non riuscirono a individuare prove sufficienti.
Inoltre, si pensava che il giornalista sarebbe stato ucciso per contrasti interni alla comunità di Saman; Francesco Cardella, il suo socio e co-fondatore della comunità, venne accusato di essere il mandante, e la compagna Elisabetta Roveri di favoreggiamento.
Infine,si seguì una pista politica, perché Rostagno conosceva il nome dell’assassino del commissario Luigi Calabresi, quindi venne chiamato come testimone nel processo a Milano, ovvero sarebbero stati i suoi ex compagni di Lotta Continua.
Un’ulteriore indagine legava Rostagno all’attività giornalistica in Somalia dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Dalle dichiarazioni rese dai testi e dai collaboratori della comunità, emerse che Rostagno aveva dichiarato di aver assistito nei pressi dell’Aeroporto di Chinisia, abbandonato, all’atterraggio di un aereo militare, da cui erano state scaricate delle casse, e caricate delle altre. I testi a cui Rostagno aveva poi raccontato l’accaduto, dichiararono che il giornalista era riuscito a scorgere l’interno delle casse, piene di armi.
Rostagno aveva filmato tutta l’operazione, e si era recato agli studi per riversare il contenuto della mini cassetta in una cassetta da vedere in un videoregistratore. Quel giorno Rostagno avrebbe dichiarato: “Stasera manderò in onda un servizio che farà tremare l’Italia”, ma il servizio non sarebbe stato mai trasmesso. Contenuta nella borsa dalla quale non si separava mai, la misteriosa videocassetta sparì nel nulla dopo l’omicidio: dalle fotografie del luogo dell’agguato il contenuto della borsa appariva rovesciato sul sedile posteriore dell’auto, senza che della videocassetta vi fosse però traccia.
Le indagini erano prossime all’archiviazione tombale, fino a quando il procuratore aggiunto Antonio Ingroia non richiese una perizia balistica sui proiettili utilizzati nell’omicidio (mai effettuata fino ad allora). Si riuscì così a raccogliere prove sufficienti per richiedere il rinvio a giudizio dei due sospettati dell’omicidio: il boss trapanese Vincenzo Virga, come mandante dell’omicidio, e il killer Vito Mazzara, come uno degli esecutori materiali.
Vennero svolti il processo di primo grado e l’appello,
Il 19 febbraio 2018 la corte d’Assise d’appello di Palermo confermò la pena dell’ergastolo per il boss Vincenzo Virga, in qualità di mandante dell’omicidio, mentre ha disposto l’assoluzione per Vito Mazzara, considerato l’esecutore materiale
Pagine Social:
Gruppo Facebook Processo per l’omicidio di Mauro Rostagno
LIBRI:
- “Reagì Mauro Rostagno sorridendo” -Adriano Sofrì
- “Mauro Rostagno. Prove tecniche per un mondo migliore” -Giuseppe Lo Bocchiaro, Marco Rizzo e Nico Blunda
- Maddalena Rostagno – Andrea Gentile, Il suono di una sola mano – Storia di mio padre Mauro Rostagno, Milano, Il Saggiatore, 2011