Rocco Dicillo nasce a Triggiano, piccolo paese della provincia di Bari, il 13 aprile del 1962, dove trascorre tutta la sua giovinezza.
Si diploma come perito chimico e inizia il percorso universitario che però interrompe dopo aver superato il concorso in Polizia. Il suo rifiuto della violenza e dell’illegalità lo spingono a decidere di dedicare la propria vita al servizio dello Stato.
Come prima destinazione di servizio viene mandato a Bolzano dove si distingue subito per onestà e intraprendenza e per questo, nel 1989, viene assegnato come agente scelto al servizio scorta di un giovane magistrato che ha deciso di combattere la mafia. È così che la strada di Rocco si incrocia e unisce con quella di Giovanni Falcone. Sarà proprio Rocco, insieme ad altri colleghi, a sventare un attentato organizzato dalla mafia presso la villetta dell’Addaura, affittata dal magistrato Giovanni Falcone.
Rocco non era soltanto un uomo della scorta, era un uomo di 30 anni che aveva delle aspettative e progetti di vita, come tutti quanti noi: avrebbe dovuto sposarsi il 20 luglio del 1992.
Rocco è seppellito nel cimitero del suo paese natale, dove gli sono state intitolate una piazza e una via e dove nel giugno di ogni anno gli viene dedicata una Biennale d’arte, con il sottotitolo “cittadini a regola d’arte”. Lo Stato ha onorato il sacrificio della vittima con il conferimento della medaglia d’oro al valore civile e con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari dalla legge n. 302/90 e dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/99.
Sabato 23 maggio 1992 Falcone stava tornando a Palermo, come era solito fare nei fine settimana, da Roma.
Appena sceso dall’aereo, Falcone si sistemò alla guida della Croma bianca e accanto prese posto la moglie Francesca Morvillo, mentre l’autista giudiziario Giuseppe Costanza andò ad occupare il sedile posteriore. Nella Croma marrone c’era alla guida Vito Schifani, con accanto l’agente scelto Antonio Montinaro e sul retro Rocco Dicillo, mentre nella vettura azzurra c’erano Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. In testa al gruppo c’era la Croma marrone, poi la Croma bianca guidata da Falcone, e in coda la Croma azzurra. Alcune telefonate avvisarono i sicari che avevano sistemato l’esplosivo per la strage della partenza delle vetture.
Le auto lasciarono l’aeroporto imboccando l’autostrada in direzione Palermo. La situazione pareva tranquilla, tanto che non vennero attivate neppure le sirene. Su una strada parallela, una macchina guidata da Gioacchino La Barbera si affiancò alle tre Croma blindate, per darne segnalazione ai killer in agguato sulle alture sovrastanti il litorale; furono gli ultimi secondi prima della strage.
Otto minuti dopo, alle ore 17:58, una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in una galleria scavata sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci – Isola delle Femmine viene azionata per telecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina. Pochissimi istanti prima della detonazione, Falcone si era accorto che le chiavi di casa erano nel mazzo assieme alle chiavi della macchina, e le aveva tolte dal cruscotto, provocando un rallentamento improvviso del mezzo. Brusca, rimasto spiazzato, premette il pulsante in anticipo, sicché l’esplosione investì in pieno solo la Croma marrone guidata da Schifani dove si trovava anche Dicillo, che fu sbalzata dal manto stradale in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza.Il 25 maggio , nello stesso giorno dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, si tennero i funerali delle vittime, a Palermo, nella Chiesa di San Domenico, ai quali partecipò l’intera città. I più alti rappresentanti del mondo politico presenti vennero duramente contestati dalla cittadinanza.
Filmografia
Vi perdono ma inginocchiatevi, Bonivento, 2012
In un altro Paese di Marco Turco (2006)
Bibliografia
F. Minervini, “Oltre Capaci”, Stilo Editrice , 2019
Canzoni
Giorgio Faletti – Signor tenente , 1994
Antonello Venditti – Eroi minori, 1995
Jovanotti – Cuore, 2017