Favazzina è una frazione che dista appena quattro chilometri da Scilla, qui si declina la storia di Daniele Polimeni che nel 2005 trova la morte vicino all’acquedotto di Favazzina.
Il 30 marzo del 2005 Daniele Polimeni scompare e la BMW da lui usata, intestata alla nonna materna, viene ritrovata circa alle 23 in fiamme lungo una strada del quartiere San Gregorio di Reggio Calabria.
Più tardi il primo aprile del 2005 il corpo del ragazzo viene ritrovato, carbonizzato, all’acquedotto di Favazzina.
L’autopsia confermerà che Daniele, dopo un colpo inferto probabilmente alla nuca, è stato tramortito e poi arso ancora vivo con del gasolio. Le modalità del delitto fanno pensare che si tratti di una vera e propria esecuzione in stile mafioso. Non è difficile né affrettato giungere a questa conclusione anche perché il giovane, reduce da reati minori di droga e piccoli furti, aveva deciso, non appena divenuto maggiorenne, di cambiare città e inseguire i propri sogni. La sua famiglia dal 2005 è ancora in attesa di ricevere delle risposte che facciano luce su questo crudele omicidio. Nonostante ciò dal momento della scomparsa di Daniele, mamma Anna Adavastro e papà Pietro, hanno scelto di essere in prima linea contro le mafie e, a fianco di tutti i familiari delle vittime innocenti, hanno girato l’Italia per manifestare in piazza e raccontare la loro storia. Nel punto in cui è stato ritrovato il corpo di Daniele è stato piantato “il fiore di Mnemosine”, una stele commemorativa dedicata interamente al suo ricordo e alla sua storia.
- Antonio Paviglianiti,
Vittime Dimenticate, Daniele Polimeni e il barbaro assassinio: 12 anni senza verità URBANPOST, 30 marzo 2017